I HAVE A DREAM
LA LOTTA PER I DIRITTI CIVILI DEGLI AFROAMERICANI
DALLA SEGREGAZIONE RAZZIALE A MARTIN LUTHER KING
Realizzata per i 50 anni dell’assassinio di Martin Luther King (avvenuto il 4 aprile 1968), la mostra racconta la condizione dei neri nelle campagne e nelle città degli Stati Uniti tra la fine della Guerra Civile Americana e gli anni sessanta del Novecento, soffermandosi in particolare sugli eventi che portarono al Civil Rights Act del 1964 (il quale pose fine a ogni forma di discriminazione legale basata sulla razza, il colore della pelle, la religione, il sesso o le origini in ogni aspetto della vita pubblica) e al successivo Voting Rights Act del 1965 (che restaurò la tutela del diritto di voto a tutti i cittadini americani). È composta da circa 200 immagini (riproduzioni digitali da stampe originali o da negativi, di cui oltre 60 stampate e le altre a monitor) provenienti per la maggior parte dagli Archivi di Stato americani, in particolare Library of Congress e National Archives and Records Administration. Molte delle foto esposte sono state realizzate da alcuni dei più grandi fotoreporter statunitensi dell’epoca -tra cui Dorothea Lange, Lewis Hine, Arthur Rothstein, Marion Post Wolcott, Jack Delano, Gordon Park- impegnati nella documentazione degli Stati Uniti degli anni Trenta e Quaranta per conto del governo americano che teneva in grande considerazione la fotografia come strumento per capire le condizioni di vita dei propri cittadini, in particolare nel periodo della Grande Depressione seguita al crack delle Borse del 1929. In esposizione anche una serie di riproduzioni di rare foto a colori, per lo più diapositive.
Con l’abolizione della schiavitù, seguita alla Guerra Civile Americana, si aprono prospettive nuove per gli Afroamericani che cominciano una migrazione in più ondate verso le città industriali del Nord e dell’Ovest. Scopriranno presto che per loro non c’è posto da nessuna parte negli Stati Uniti. Alla fine dell’800, dopo una serie di sentenze costituzionali ispirate al concetto di “uguali ma separati”, comincia infatti la segregazione razziale, applicata in ogni ambito quotidiano: nelle scuole, nei cinema, negli ospedali... Anche la possibilità di esercitare il proprio diritto di voto, soprattutto negli Stati del Sud, diventa sempre più difficile, ostacolata da un’infinita quantità di impedimenti burocratici concepiti apposta per gli Afroamericani (ma che ostacolano anche il voto dei bianchi più poveri). Gli anni Venti sono poi quelli di massima espansione del Ku Klux Klan. Dopo la Seconda Guerra Mondiale la lotta per l’integrazione e il diritto di voto prende nuovo vigore. A fare la differenza è la seconda metà degli anni ‘50, quando una serie di sentenze cominciano a demolire il sistema della segregazione nelle scuole. Negli anni ‘60, con l’affermarsi del Movimento per i Diritti Civili degli Afroamericani capitanato da Martin Luther King, finisce la segregazione razziale e vengono rimossi legalmente gli ostacoli al libero esercizio del voto degli Afroamericani. Ma i razzisti hanno la loro vendetta: nell’aprile del 1968 infatti Martin Luther King viene assassinato.
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Foto di:
Library of Congress
National Archives and Records Administration
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